angoli concavi e convessi
due semirette uscenti dalla stessa origine dividono un piano in due regioni una interna e una esterna alle due semirette.
Ognuna delle due regioni è un angolo infatti ognuna di esse è una parti di piano compresa tra due semiretti uscenti dalla stessa origine
l'angolo convesso è quell'angolo che non contiene il prolungamento dei lati
l'angolo concavo è quell'angolo che contiene il prolungamento dei lati
invece l'angolo piatto è l'angolo I cui lati son semirette opposte non è né concavo né convesso
lunedì 25 novembre 2019
martedì 12 novembre 2019
moltiplicazione di monomi
moltiplicazione di monomi
E' bene ricordare che il prodotto di più potenze aventi la stessa base è una potenza che ha per base la stessa base e per esponente la somma degli esponenti
Per indicare ora la moltiplicazione di più monomi +5ab^2 per -3ab^5 per 2a^2c
(5ab^2) (-3ab^5)(-2a^2 c)
poiché il monomio intero è il prodotto di più fattori così anche il prodotto di più monomi è un monomio
Applicando la proprietà dissociativa poi la commutativa e l'associativa della moltiplicazione e riducendo il monomio ottenuto a forma normale si ha
5(-3)(-2)(a.a.a^2)(b.b^5)(c^3.c) = 30a^4b^7c^4
quindi
il prodotto di due o più monomi che ha per coefficiente il prodotto dei coefficienti dei monomi dati e la cui parte letterale è formata dalle diverse lettere dei vari monomi ciascuna iscritta una sola volta con esponente uguale alla somma degli esponenti che essa ha nei monomi fattori
E' bene ricordare che il prodotto di più potenze aventi la stessa base è una potenza che ha per base la stessa base e per esponente la somma degli esponenti
Per indicare ora la moltiplicazione di più monomi +5ab^2 per -3ab^5 per 2a^2c
(5ab^2) (-3ab^5)(-2a^2 c)
poiché il monomio intero è il prodotto di più fattori così anche il prodotto di più monomi è un monomio
Applicando la proprietà dissociativa poi la commutativa e l'associativa della moltiplicazione e riducendo il monomio ottenuto a forma normale si ha
5(-3)(-2)(a.a.a^2)(b.b^5)(c^3.c) = 30a^4b^7c^4
quindi
il prodotto di due o più monomi che ha per coefficiente il prodotto dei coefficienti dei monomi dati e la cui parte letterale è formata dalle diverse lettere dei vari monomi ciascuna iscritta una sola volta con esponente uguale alla somma degli esponenti che essa ha nei monomi fattori
lunedì 11 novembre 2019
somma algebrica di monomi
somma algebrica di monomi
per addizionare due o più monomi basta scriverli uno di seguito all'altro, ciascuno con il proprio segno, sottintendendo il segno più fra gli addendi; così la somma indicata.
-3a^2b+5ab- 7ab^2
la somma algebrica suddetta si chiama polinomio
Per sottrarre da un monomio un altro monomio non simile basta aggiunger al primo l'opposto del secondo
così per sottrarre -7aB^2 l'altro -3a^2 b si ha
-7ab^2 -(-3a^2b) = -7ab^2 + 3a^2b
e così la differenza resta indicata
Invece la somma algebrica di più monomi simili o di gruppi di monomi simili si può semplificare sostituendo I monomi simili o ai gruppi di monomi simili altri monomi che hanno per coefficiente la somma algebrica dei coefficienti da sostituire
così -3a^2b + 9a^2 b - 7a^2b + 5a^2b per la simmetria della proprietà distributiva della moltiplicazione rispetto alla somma si può scrivere
a^2b(-3+9-7+5) = a^2b(+4)
tale operazione si chiama riduzione ai termini simili e si effettua attraverso raccoglimento a fattor comune della parte letterale dei monomi simili
quindi
la somma di più monomi simili è un monomio o nullo o simile ai monomi addendi che ha per coefficiente la somma algebrica dei coefficienti
per addizionare due o più monomi basta scriverli uno di seguito all'altro, ciascuno con il proprio segno, sottintendendo il segno più fra gli addendi; così la somma indicata.
-3a^2b+5ab- 7ab^2
la somma algebrica suddetta si chiama polinomio
Per sottrarre da un monomio un altro monomio non simile basta aggiunger al primo l'opposto del secondo
così per sottrarre -7aB^2 l'altro -3a^2 b si ha
-7ab^2 -(-3a^2b) = -7ab^2 + 3a^2b
e così la differenza resta indicata
Invece la somma algebrica di più monomi simili o di gruppi di monomi simili si può semplificare sostituendo I monomi simili o ai gruppi di monomi simili altri monomi che hanno per coefficiente la somma algebrica dei coefficienti da sostituire
così -3a^2b + 9a^2 b - 7a^2b + 5a^2b per la simmetria della proprietà distributiva della moltiplicazione rispetto alla somma si può scrivere
a^2b(-3+9-7+5) = a^2b(+4)
tale operazione si chiama riduzione ai termini simili e si effettua attraverso raccoglimento a fattor comune della parte letterale dei monomi simili
quindi
la somma di più monomi simili è un monomio o nullo o simile ai monomi addendi che ha per coefficiente la somma algebrica dei coefficienti
venerdì 8 novembre 2019
i monomi
I monomi
si chiama monomio un'espressione letterale quando le lettere e I numeri che vi figurano sono legati tra loro solamente dalle operazione di moltiplicazione o di divisione
-3ab +2/5xy
in un monomio si chiama coefficiente la parte numerica e parte letterale quella costituita dalle lettere
quando in un monomio non figura alcun coefficiente si dice che il monomio ha l'unita per coefficiente
a^3
b^2
se nel monomio -6a^2(-3a^3b^3): (-2ab) applichiamo la proprietà commutativa e le regole sulle potenze si ha :
-9a^4b^2
in tal modo il monomio si dice ridotto a forma normale o ridotta
Un monomio si dice frazionario quando in esso qualche lettera figura come divisore
7a^2bc
d^2
in caso contrario il monomio si dice intero
un monomio intero a sua volta può aver coefficienti interi o frazionari
Un monomio si dice nullo quando fra I suoi fattori c'è lo zero e poiché per la legge del prodotto il prodotto è uguale a 0
due monomi non nulli si dicono simili quando hanno la stessa parte letterale con le stesse lettere e gli stessi esponenti
-5ab^2c^3 -8 ab^2c^3
due monomi con coefficienti opposti si dicono opposti
dicesi grado di un monomio non nullo rispetto ad una lettera l'esponente in cui questa figura
dicesi grado assoluto o totale di un monomio non nullo la somma dei suoi gradi rispetto alle varie lettere che in esso figurano
si chiama monomio un'espressione letterale quando le lettere e I numeri che vi figurano sono legati tra loro solamente dalle operazione di moltiplicazione o di divisione
-3ab +2/5xy
in un monomio si chiama coefficiente la parte numerica e parte letterale quella costituita dalle lettere
quando in un monomio non figura alcun coefficiente si dice che il monomio ha l'unita per coefficiente
a^3
b^2
se nel monomio -6a^2(-3a^3b^3): (-2ab) applichiamo la proprietà commutativa e le regole sulle potenze si ha :
-9a^4b^2
in tal modo il monomio si dice ridotto a forma normale o ridotta
Un monomio si dice frazionario quando in esso qualche lettera figura come divisore
7a^2bc
d^2
in caso contrario il monomio si dice intero
un monomio intero a sua volta può aver coefficienti interi o frazionari
Un monomio si dice nullo quando fra I suoi fattori c'è lo zero e poiché per la legge del prodotto il prodotto è uguale a 0
due monomi non nulli si dicono simili quando hanno la stessa parte letterale con le stesse lettere e gli stessi esponenti
-5ab^2c^3 -8 ab^2c^3
due monomi con coefficienti opposti si dicono opposti
dicesi grado di un monomio non nullo rispetto ad una lettera l'esponente in cui questa figura
dicesi grado assoluto o totale di un monomio non nullo la somma dei suoi gradi rispetto alle varie lettere che in esso figurano
venerdì 3 maggio 2019
fisica - metodo d'indagine della fisica
fisica - metodo d'indagine della fisica
la fisica si propone di studiare I vari fenomeni considerandoli tra loro indipendenti, cioè prendendoli I esame ad uno ad uno, riservandosi in un secondo tempo di studiare le relazioni che intercorrono tra loro.
A quest indagine si presta ottimamente il metodo sperimentale che consente di affrontare ogni problema nuovo mediante un'impostazione razionale basata sulle seguenti fondamentali :
a) l'osservazione del fenomeno come si presenta in Natura per coglierne le linee essenziali
b) la formulazione di una tesi semplice e logica, cioè di una supposizione sul meccanismo di un fenomeno osservate ed ancora sconosciuto ricorrendo anche ad analogie con altri fenomeni già noti
c) la riproduzione artificiale del fenomeno detta esperienza per verificare la validità dell'ipotesi formulata sul meccanismo del fenomeno
d) la riduzione in legge generale dell'ipotesi convalidata dall'esperienza
Nel caso in cui l'ipotesi non avesse a trovare conferma sperimentale, essa dovrà essere modificata o sostituita da altra ipotesi che possa ricevere dall'esperienza la garanzia della sua piena validità ed essere tradotta in legge generale
Fino a questo il metodo si avvale di un procedimento logico di carattere induttivo, cioè parte dalla osservazione del caso singolo per arrivare, attraverso la ipotesi e l'esperienza ad una legge generale valida per tutti I fenomeni della stessa specie.
Nota questa legge è possibile con semplice procedimento logico di carattere deduttivo, cioè attraverso il puro ragionamento ed il calcolo (senza più ricorrere al vaglio dell'esperienza) risolvere tutti I casi singoli.
Per questa sua caratteristica il metodo sperimentale è pure definito metodo induttivo- deduttivo o metodo empirico-logico
le leggi naturali sono di due tipi
qualitative che forniscono una semplice descrizione del fenomeno
quantitative che stabiliscono una precisa relazione anche in termini di quantità tra le varie grandezze che intervengono ne fenomeno
la fisica si propone di studiare I vari fenomeni considerandoli tra loro indipendenti, cioè prendendoli I esame ad uno ad uno, riservandosi in un secondo tempo di studiare le relazioni che intercorrono tra loro.
A quest indagine si presta ottimamente il metodo sperimentale che consente di affrontare ogni problema nuovo mediante un'impostazione razionale basata sulle seguenti fondamentali :
a) l'osservazione del fenomeno come si presenta in Natura per coglierne le linee essenziali
b) la formulazione di una tesi semplice e logica, cioè di una supposizione sul meccanismo di un fenomeno osservate ed ancora sconosciuto ricorrendo anche ad analogie con altri fenomeni già noti
c) la riproduzione artificiale del fenomeno detta esperienza per verificare la validità dell'ipotesi formulata sul meccanismo del fenomeno
d) la riduzione in legge generale dell'ipotesi convalidata dall'esperienza
Nel caso in cui l'ipotesi non avesse a trovare conferma sperimentale, essa dovrà essere modificata o sostituita da altra ipotesi che possa ricevere dall'esperienza la garanzia della sua piena validità ed essere tradotta in legge generale
Fino a questo il metodo si avvale di un procedimento logico di carattere induttivo, cioè parte dalla osservazione del caso singolo per arrivare, attraverso la ipotesi e l'esperienza ad una legge generale valida per tutti I fenomeni della stessa specie.
Nota questa legge è possibile con semplice procedimento logico di carattere deduttivo, cioè attraverso il puro ragionamento ed il calcolo (senza più ricorrere al vaglio dell'esperienza) risolvere tutti I casi singoli.
Per questa sua caratteristica il metodo sperimentale è pure definito metodo induttivo- deduttivo o metodo empirico-logico
le leggi naturali sono di due tipi
qualitative che forniscono una semplice descrizione del fenomeno
quantitative che stabiliscono una precisa relazione anche in termini di quantità tra le varie grandezze che intervengono ne fenomeno
la fisica - oggetto e scopo della fisica
la fisica - oggetto e scopo della fisica
La fisica è la scienza che studia e descrive I fenomeni naturali inquadrandoli ed unendoli in leggi precise di carattere generale
Come fenomeno intendiamo ogni manifestazione che si verifica nell'Universo.
es una palla che rimbalza oppure una corda che vibra
Possiamo facilmente constatare che in Natura fenomeni della stessa specie che si ripetono ogni qualvolta si verificano le stesse condizioni; pertanto le leggi che li regolano esprimendo una relazione tra al causa e il suo effetto sono di carattere generale per una stessa specie di fenomeni e sono dette leggi naturali.
La fisica classica che raccoglie quel complesso di argomenti che già alla fine del secolo avevano trovato una logica sistemazione
può venire suddivisa a sua volta in
a) meccanica che studia il moto dei corpi
b) termologia che studia il calore
c) acustica che studia i suoni
d) ottica che studia la luce e I fenomeni luminosi
e) elettrologia che studia I fenomeni elettrici e magnetici
La fisica moderna che studia la costituzione della materia suddivisa in :
a) fisica atomica
b) fisica nucleare
La fisica è la scienza che studia e descrive I fenomeni naturali inquadrandoli ed unendoli in leggi precise di carattere generale
Come fenomeno intendiamo ogni manifestazione che si verifica nell'Universo.
es una palla che rimbalza oppure una corda che vibra
Possiamo facilmente constatare che in Natura fenomeni della stessa specie che si ripetono ogni qualvolta si verificano le stesse condizioni; pertanto le leggi che li regolano esprimendo una relazione tra al causa e il suo effetto sono di carattere generale per una stessa specie di fenomeni e sono dette leggi naturali.
La fisica classica che raccoglie quel complesso di argomenti che già alla fine del secolo avevano trovato una logica sistemazione
può venire suddivisa a sua volta in
a) meccanica che studia il moto dei corpi
b) termologia che studia il calore
c) acustica che studia i suoni
d) ottica che studia la luce e I fenomeni luminosi
e) elettrologia che studia I fenomeni elettrici e magnetici
La fisica moderna che studia la costituzione della materia suddivisa in :
a) fisica atomica
b) fisica nucleare
martedì 26 febbraio 2019
geometria analitica - coordinate cartesiane
geometria analitica - coordinate cartesiane
Si x una retta orientata, cioè una retta sulla quale sia fissato un verso di percorrenza. Nelle figure questo verso si indica con una freccia e si dice verso positivo mentre quello contrario si dice verso negativo. Se la retta è disposta orizzontalmente si assume di solito come verso positivo quello che va da sinistra a destra; se la retta è disposta verticalmente si assume come verso positivo quello che va verso l'alto
Sia O un punto fisso della retta e P un altro punto qualunque della retta stessa. A numero che esprime la distanza di P da O (misurata rispetto a una prefissata unità) si conviene di attribuire il segno + o il segno meno secondochè il punto P si trova alla destra o alla sinistra di O a tale numero si dà il nome di ascissa del punto p.
Il punto O si chama origine esso ha per ascissa O
Reciprocamente dato un numero relativo qualunque a resta individuato uno ed un solo punto P sulla retta x avente per ascissa a esso si trova alla destra o alla sinistra di O secondochè a è positivo o negativo e dista dall'origine di un segmento la cui misura è a
Quando data una retta si fissa un punto come origine un verso positivo e l'unità di misura si dice di aver scelto sulla retta una sistema di ascisse
Si x una retta orientata, cioè una retta sulla quale sia fissato un verso di percorrenza. Nelle figure questo verso si indica con una freccia e si dice verso positivo mentre quello contrario si dice verso negativo. Se la retta è disposta orizzontalmente si assume di solito come verso positivo quello che va da sinistra a destra; se la retta è disposta verticalmente si assume come verso positivo quello che va verso l'alto
Sia O un punto fisso della retta e P un altro punto qualunque della retta stessa. A numero che esprime la distanza di P da O (misurata rispetto a una prefissata unità) si conviene di attribuire il segno + o il segno meno secondochè il punto P si trova alla destra o alla sinistra di O a tale numero si dà il nome di ascissa del punto p.
Il punto O si chama origine esso ha per ascissa O
Reciprocamente dato un numero relativo qualunque a resta individuato uno ed un solo punto P sulla retta x avente per ascissa a esso si trova alla destra o alla sinistra di O secondochè a è positivo o negativo e dista dall'origine di un segmento la cui misura è a
Quando data una retta si fissa un punto come origine un verso positivo e l'unità di misura si dice di aver scelto sulla retta una sistema di ascisse
venerdì 31 agosto 2018
numeri primi
numeri primi
criterio per riconoscere i numeri primi
Questo criterio si applica naturalmente per un numero dispari perché certamente un numero pari è composto.
se il numero che si considera è minore di 5000 si può cercare in una tabella dove sono elencati i numeri primi se il numero è maggiore di 5000 o non si ha sottomano la tabella si applica la seguente regola pratica
si divide il numero dato per i successivi numeri primi 2,3,5,7,11 senza tralasciarne nessuno
se si arriva ad un quoziente esatto il numero è composto le divisioni altrimenti devono essere eseguite fino a che non si trovi un quoziente minore o uguale al divisore che si è adoperato quindi si può dire che è un numero primo di sicuro.
per esempio se vogliamo stabilire se 281 è un numero primo.
si applicano i criteri di divisibilità si vede subito che non è divisibile per 2 né per 3 né per 5 né per 11
si eseguono successivamente le divisione di 281 per 7, 13, 17 ecc.
281 : 7 non è un quoziente esatto
281: 13 neanche
281 : 17 neanche
si continua e si vede che 281 è un numero primo
criterio per riconoscere i numeri primi
Questo criterio si applica naturalmente per un numero dispari perché certamente un numero pari è composto.
se il numero che si considera è minore di 5000 si può cercare in una tabella dove sono elencati i numeri primi se il numero è maggiore di 5000 o non si ha sottomano la tabella si applica la seguente regola pratica
si divide il numero dato per i successivi numeri primi 2,3,5,7,11 senza tralasciarne nessuno
se si arriva ad un quoziente esatto il numero è composto le divisioni altrimenti devono essere eseguite fino a che non si trovi un quoziente minore o uguale al divisore che si è adoperato quindi si può dire che è un numero primo di sicuro.
per esempio se vogliamo stabilire se 281 è un numero primo.
si applicano i criteri di divisibilità si vede subito che non è divisibile per 2 né per 3 né per 5 né per 11
si eseguono successivamente le divisione di 281 per 7, 13, 17 ecc.
281 : 7 non è un quoziente esatto
281: 13 neanche
281 : 17 neanche
si continua e si vede che 281 è un numero primo
lunedì 25 giugno 2018
rettangolo
rettangolo
il rettangolo è un parallelogramma particolare si chiama rettangolo perché ha 4 angoli retti.
Uno dei lati si chiama base e l'altro altezza.
Il rettangolo essendo un parallelogramma gode di tutte le proprietà di questo e in più si può dividere in due triangolo perfettamente uguali.
In un rettangolo le diagonali sono uguali
L'area di una figura è la misura della sua superficie ossia il numero di volte che l'unità è contenuta nella figura
L'area di un rettangolo si ottiene moltiplicando la misura della base per la misura dell'altezza ossia
S = b x h
dove S è la superficie b è la misura della base e h la misura dell'altezza ne seguono le formule inverse
b = S h = S
h b
il perimetro di una figura invece è la somma dei suoi lati
2p = b + h x 2
il rettangolo è un parallelogramma particolare si chiama rettangolo perché ha 4 angoli retti.
Uno dei lati si chiama base e l'altro altezza.
Il rettangolo essendo un parallelogramma gode di tutte le proprietà di questo e in più si può dividere in due triangolo perfettamente uguali.
In un rettangolo le diagonali sono uguali
L'area di una figura è la misura della sua superficie ossia il numero di volte che l'unità è contenuta nella figura
L'area di un rettangolo si ottiene moltiplicando la misura della base per la misura dell'altezza ossia
S = b x h
dove S è la superficie b è la misura della base e h la misura dell'altezza ne seguono le formule inverse
b = S h = S
h b
il perimetro di una figura invece è la somma dei suoi lati
2p = b + h x 2
mercoledì 10 gennaio 2018
proprietà della circonferenza
Proprietà della circonferenza
La circonferenza è una linea chiusa i cui punti sono equidistanti da un punto detto centro
La distanza tra un punto qualsiasi della circonferenza e il centro di dice raggio.
Per disegnare una circonferenza si usa il compasso l'apertura del compasso è la distanza dal centro e quindi corrisponde al raggio
una corda è un segmento che ha per estremi due punti di una circonferenza, una particolare circonferenza è il diametro che passa dal centro è la corda massima e divide la circonferenza in due parti uguali. Il diametro è il doppio del raggio
l'arco è una delle due parti compresa tra una circonferenza.
PROPRIETA' DELLE CORDE
Se consideriamo la corda AB e il triangolo AOB che è un triangolo isoscele infatti i lati AO E OB sono due raggi e quindi uguali.
Tracciando un perpendicolare da O a AB abbiamo l'altezza di un triangolo.
Quindi la perpendicolare condotta dal centro una corda la divide a metà.
La circonferenza è una linea chiusa i cui punti sono equidistanti da un punto detto centro
La distanza tra un punto qualsiasi della circonferenza e il centro di dice raggio.
Per disegnare una circonferenza si usa il compasso l'apertura del compasso è la distanza dal centro e quindi corrisponde al raggio
una corda è un segmento che ha per estremi due punti di una circonferenza, una particolare circonferenza è il diametro che passa dal centro è la corda massima e divide la circonferenza in due parti uguali. Il diametro è il doppio del raggio
l'arco è una delle due parti compresa tra una circonferenza.
PROPRIETA' DELLE CORDE
Se consideriamo la corda AB e il triangolo AOB che è un triangolo isoscele infatti i lati AO E OB sono due raggi e quindi uguali.
Tracciando un perpendicolare da O a AB abbiamo l'altezza di un triangolo.
Quindi la perpendicolare condotta dal centro una corda la divide a metà.
giovedì 28 dicembre 2017
i semipiani
i semipiani
6° POSTULATO
Ogni retta r suddivide il piano p in tre sottoinsiemi disgiunti r, p', p". I sottoinsiemi p' e p" sono tali che un segmento AB i cui estremi appartengono entrambi a p' o entrambi a p" non ha alcun punto in comune con r mentre un segmento CD i cui estremi appartengono l'uno a p' e l'altro a p" ha un punto in comune con r.
Dicesi semipiano di origine r ciascun dei due insiemi di punto P' = p' appartiene a r e p" = p" appartiene a r.
I due semipiani distinti di comune origine come p' e p" si dicono opposti.
Un punto A appartenente a un semipiano ma non all'origine di questo si dice interno al semipiano.
Un semipiano resta individuato quando se ne conosce l'origine r ed in un suo punto interno A. Per questo esso viene anche indicato come semipiano rA
COROLLARIO tutti i semipiani sono uguali
6° POSTULATO
Ogni retta r suddivide il piano p in tre sottoinsiemi disgiunti r, p', p". I sottoinsiemi p' e p" sono tali che un segmento AB i cui estremi appartengono entrambi a p' o entrambi a p" non ha alcun punto in comune con r mentre un segmento CD i cui estremi appartengono l'uno a p' e l'altro a p" ha un punto in comune con r.
Dicesi semipiano di origine r ciascun dei due insiemi di punto P' = p' appartiene a r e p" = p" appartiene a r.
I due semipiani distinti di comune origine come p' e p" si dicono opposti.
Un punto A appartenente a un semipiano ma non all'origine di questo si dice interno al semipiano.
Un semipiano resta individuato quando se ne conosce l'origine r ed in un suo punto interno A. Per questo esso viene anche indicato come semipiano rA
COROLLARIO tutti i semipiani sono uguali
mercoledì 29 novembre 2017
geometria - somma e differenza di segmenti
geometria - somma e differenza di segmenti
Dati due segmenti a e b riportiamoli su una semiretta s a partire dalla sua origine O nelle posizioni OM e MN in modo che risultino adiacenti. Il segmento ON così ottenuto si dice somma dei segmenti a e b e si scrive ON = a+b.
La somma di tre o più segmenti si ottiene addizionando a+b dei primi due il terzo segmento c poi via via tutti gli altri.
Addizionando n segmenti tutti uguali ad un segmento a il segmento somma si dice multiplo di a secondo il numero. A sua volta a si dice sottomultiplo del segmento somma secondo il numero n.
Dati due segmenti a e b co a > b si chiama loro differenza e si indica con a-b il segmento che addizionato a b dà come somma a.
L'addizione e la sottrazione dei segmenti godono di tutte le proprietà che caratterizzano l'addizione e la sottrazione di numeri positivi
Dati due segmenti a e b riportiamoli su una semiretta s a partire dalla sua origine O nelle posizioni OM e MN in modo che risultino adiacenti. Il segmento ON così ottenuto si dice somma dei segmenti a e b e si scrive ON = a+b.
La somma di tre o più segmenti si ottiene addizionando a+b dei primi due il terzo segmento c poi via via tutti gli altri.
Addizionando n segmenti tutti uguali ad un segmento a il segmento somma si dice multiplo di a secondo il numero. A sua volta a si dice sottomultiplo del segmento somma secondo il numero n.
Dati due segmenti a e b co a > b si chiama loro differenza e si indica con a-b il segmento che addizionato a b dà come somma a.
L'addizione e la sottrazione dei segmenti godono di tutte le proprietà che caratterizzano l'addizione e la sottrazione di numeri positivi
geometria - segmenti consecutivi e adiacenti
geometria - segmenti consecutivi e adiacenti
due segmenti consecutivi come AB e BC che hanno in comune un estremo ed esso soltanto si dicono consecutivi.
Due segmenti consecutivi che appartengono alla medesima retta si dicono adiacenti
Più segmenti ad due a due consecutivi e non adiacenti costituiscono nel loro insieme una poligonale.
I segmenti si dicono lati e i punti di adiacenza si dicono estremi Se gli estremi sono distinti la poligonale è aperta altrimenti è chiusa. Quando due lati non consecutivi hanno un punto in comune la poligonale è intrecciata
due segmenti consecutivi come AB e BC che hanno in comune un estremo ed esso soltanto si dicono consecutivi.
Due segmenti consecutivi che appartengono alla medesima retta si dicono adiacenti
Più segmenti ad due a due consecutivi e non adiacenti costituiscono nel loro insieme una poligonale.
I segmenti si dicono lati e i punti di adiacenza si dicono estremi Se gli estremi sono distinti la poligonale è aperta altrimenti è chiusa. Quando due lati non consecutivi hanno un punto in comune la poligonale è intrecciata
lunedì 27 novembre 2017
geometria - segmenti
geometria - segmenti
Dati due distinti punti A e B di una retta r dicesi segmento AB il sottoinsieme di r costituito da A da B e dai punti compresi tra A e B. I punti A e B si dicono estremi del segmento AB; ogni altro suo punto P si dice interno ad AB. I punti che non appartengono al segmento si dicono esterni ad esso. Talvolta un segmento indica con una lettera minuscola.
Anche il segmento è un insieme ordinato e denso dotato di un primo e ultimo elemento.
CONFRONTO DI SEGMENTI
Dati due segmenti AB e Mn di trasporti con un movimento rigido AB sulla semiretta di origine M che passa per N con A su M detta C la nuova posizione assunta dall'estremo B tre situazioni si possono verificare :
1) che C sia interno ad MN ( e allora diremo che AB è minore di MN)
2) che C coincida con N (nel caso risulta che AB è = a MN)
3) che C sia esterno ad MN ( diremo che AB è maggiore di MN)
Dati due distinti punti A e B di una retta r dicesi segmento AB il sottoinsieme di r costituito da A da B e dai punti compresi tra A e B. I punti A e B si dicono estremi del segmento AB; ogni altro suo punto P si dice interno ad AB. I punti che non appartengono al segmento si dicono esterni ad esso. Talvolta un segmento indica con una lettera minuscola.
Anche il segmento è un insieme ordinato e denso dotato di un primo e ultimo elemento.
CONFRONTO DI SEGMENTI
Dati due segmenti AB e Mn di trasporti con un movimento rigido AB sulla semiretta di origine M che passa per N con A su M detta C la nuova posizione assunta dall'estremo B tre situazioni si possono verificare :
1) che C sia interno ad MN ( e allora diremo che AB è minore di MN)
2) che C coincida con N (nel caso risulta che AB è = a MN)
3) che C sia esterno ad MN ( diremo che AB è maggiore di MN)
le semirette
le semirette
Sia r una retta orientata cioè una retta sulla quale è stato fissato un verso di percorrenza. Preso su r un punto O veniamo a individuare due sottoinsiemi della retta : quello s' cui appartengono O ed i punti che lo seguono e l'alto s" formato da O e dai punti che lo precedono. Ciascuno di tali insiemi viene detto semiretta di origine O.
Le semirette s' ed s" si dicono opposte e l'una è il proseguimento dell'altra.
E' chiaro che l'unione delle due semirette opposte s' ed s'' è la retta r mentre la loro intersezione è la figura composta dalla sola origine O.
Una semiretta s' resta individuata quando se ne conosca l'origine O ed il suo punto P. Per questo essa viene detta semiretta OP.
Anche la semiretta è un insieme ordinato (perché è fissato fra i suoi punti un criterio di precedente) e denso (perché tra i suo punti ne sono compresi infiniti altri). Essa però non è un insieme privo di primo e ultimo elemento dato che la sua origine precede (o segue) tutti gli altri suoi punti.
Dal 4° postulato segue con facili considerazioni che per semplicità non riportiamo che tutte le semirette sono uguali.
Sia r una retta orientata cioè una retta sulla quale è stato fissato un verso di percorrenza. Preso su r un punto O veniamo a individuare due sottoinsiemi della retta : quello s' cui appartengono O ed i punti che lo seguono e l'alto s" formato da O e dai punti che lo precedono. Ciascuno di tali insiemi viene detto semiretta di origine O.
Le semirette s' ed s" si dicono opposte e l'una è il proseguimento dell'altra.
E' chiaro che l'unione delle due semirette opposte s' ed s'' è la retta r mentre la loro intersezione è la figura composta dalla sola origine O.
Una semiretta s' resta individuata quando se ne conosca l'origine O ed il suo punto P. Per questo essa viene detta semiretta OP.
Anche la semiretta è un insieme ordinato (perché è fissato fra i suoi punti un criterio di precedente) e denso (perché tra i suo punti ne sono compresi infiniti altri). Essa però non è un insieme privo di primo e ultimo elemento dato che la sua origine precede (o segue) tutti gli altri suoi punti.
Dal 4° postulato segue con facili considerazioni che per semplicità non riportiamo che tutte le semirette sono uguali.
rette parallele
rette parallele
5° postulato detto postulato di Euclide
Data una retta r ed un punto P esterno ad essa esiste una e una sola retta passante per P e non avente un punto in comune con la r.
Il precedente postulato ci consente di dare la seguente definizione
due rette del piano si dicono parallele se coincidono oppure se non hanno nessun punto in comune.
In molte trattazione non si considerano parallele anche le rette coincidenti. La definizione più ampia riportata è suggerita dalle vedute più recenti degli studiosi di geometria.
Dal postulato di Euclide e dalla successiva definizione discende il seguente corollario
COROLLARIO
Data una retta r ed un punto P del piano (appartenente oppure no alla r) per P si può condurre una ed una sola retta s parallela alla r.
Parlando della parallela condotta per un punto ad una retta si dovrà dire - stante l'unicità - la parallela e non una parallela.
Si osservi che nel piano le possibili posizioni reciproche di due rette sono soltanto due :
rette incidenti (cioè aventi un solo punto in comune)
rette parallele (cioè aventi tutti i punti in comune o nessuno).
A questo punto fra i postulati ed i corollari che da essi discendono conosciamo molte proprietà delle rette. Anche se non ci è nota la loro intrinseca natura siamo in grado di ragionare su di esse; per cui possiamo passare alla definizione di altri enti geometrici che con le rette hanno uno stretto rapporto.
Le immagini di un granello di sabbia, di un filo steso, della superficie di un tavolo, adoperate in geometria intuitiva per introdurre i concetti di punto, retta e piano dovrebbero apparirci ormai come rappresentazioni piuttosto grossolani. Nulla ci vieta di ricorrere ancora ad esser per aiutare il nostro sforzo di immaginazione, ma solo al patto di considerarli modelli del tutto occasionali.
5° postulato detto postulato di Euclide
Data una retta r ed un punto P esterno ad essa esiste una e una sola retta passante per P e non avente un punto in comune con la r.
Il precedente postulato ci consente di dare la seguente definizione
due rette del piano si dicono parallele se coincidono oppure se non hanno nessun punto in comune.
In molte trattazione non si considerano parallele anche le rette coincidenti. La definizione più ampia riportata è suggerita dalle vedute più recenti degli studiosi di geometria.
Dal postulato di Euclide e dalla successiva definizione discende il seguente corollario
COROLLARIO
Data una retta r ed un punto P del piano (appartenente oppure no alla r) per P si può condurre una ed una sola retta s parallela alla r.
Parlando della parallela condotta per un punto ad una retta si dovrà dire - stante l'unicità - la parallela e non una parallela.
Si osservi che nel piano le possibili posizioni reciproche di due rette sono soltanto due :
rette incidenti (cioè aventi un solo punto in comune)
rette parallele (cioè aventi tutti i punti in comune o nessuno).
A questo punto fra i postulati ed i corollari che da essi discendono conosciamo molte proprietà delle rette. Anche se non ci è nota la loro intrinseca natura siamo in grado di ragionare su di esse; per cui possiamo passare alla definizione di altri enti geometrici che con le rette hanno uno stretto rapporto.
Le immagini di un granello di sabbia, di un filo steso, della superficie di un tavolo, adoperate in geometria intuitiva per introdurre i concetti di punto, retta e piano dovrebbero apparirci ormai come rappresentazioni piuttosto grossolani. Nulla ci vieta di ricorrere ancora ad esser per aiutare il nostro sforzo di immaginazione, ma solo al patto di considerarli modelli del tutto occasionali.
mercoledì 22 novembre 2017
geometria - uguaglianza delle rette
geometria - uguaglianza delle rette
Sappiamo che data una retta AB = r esistono su r due possibili ordinamenti dei suoi punti : quello per il quale A precede B e l'altro per il quale B precede A. Allorché si fissa uno di tali ordinamenti ( ad esempio il primo) si viene automaticamente a fissare su r un vero di percorrenza (quello da A verso B) od a una orientazione della retta.
La retta si dice allora orientata. Il verso prescelto viene detto verso positivo; l'altro verso negativo.
4° postulato. Date due rette orientate a e b e due loro punti A (appartenente ad a ) e B (appartenente a b) esistono due movimenti rigidi che portano a a coincidere con b con A su B : l'uno fa coincidere le due orientazioni e l'altro le dispone in senso opposto.
COROLLARIO. Tutte le rette sono uguali
Infatti date due rette è possibile con un movimento portarle a coincidere.
Sappiamo che data una retta AB = r esistono su r due possibili ordinamenti dei suoi punti : quello per il quale A precede B e l'altro per il quale B precede A. Allorché si fissa uno di tali ordinamenti ( ad esempio il primo) si viene automaticamente a fissare su r un vero di percorrenza (quello da A verso B) od a una orientazione della retta.
La retta si dice allora orientata. Il verso prescelto viene detto verso positivo; l'altro verso negativo.
4° postulato. Date due rette orientate a e b e due loro punti A (appartenente ad a ) e B (appartenente a b) esistono due movimenti rigidi che portano a a coincidere con b con A su B : l'uno fa coincidere le due orientazioni e l'altro le dispone in senso opposto.
COROLLARIO. Tutte le rette sono uguali
Infatti date due rette è possibile con un movimento portarle a coincidere.
martedì 12 settembre 2017
molteplicità delle rette
molteplicità delle rette
3° POSTULATO
Dato un punto P esistono rette che non lo contengono
1° COROLLARIO
esistono infinite terne di punti non allineati. Infatti siano P un punto ed r una retta non passante per esso. Presi sulla r distinti punti A e B si ottiene la terna P,A,B di punti che non sono allineati perché per A e B passa solo la retta r e P non appartiene ad essa.
2° COROLLARIO
Per ogni punto P passano infinite rette.
Basta considerare una retta r non passante per P. Congiungendo P con gli infiniti punti r si ottengono infinite rette passanti per P
3° COROLLARIO
Esistono infiniti punti non appartenenti alla retta r.
Infatti se A è un punto di r ed s è una retta contenente A tutti gli infiniti punti di s uno al più escluso risultano esterni alla r.
Un Punto A appartenente ad una retta r si dice interno ad essa un punto P non appartenente alla retta r si dice esterno ad r.
3° POSTULATO
Dato un punto P esistono rette che non lo contengono
1° COROLLARIO
esistono infinite terne di punti non allineati. Infatti siano P un punto ed r una retta non passante per esso. Presi sulla r distinti punti A e B si ottiene la terna P,A,B di punti che non sono allineati perché per A e B passa solo la retta r e P non appartiene ad essa.
2° COROLLARIO
Per ogni punto P passano infinite rette.
Basta considerare una retta r non passante per P. Congiungendo P con gli infiniti punti r si ottengono infinite rette passanti per P
3° COROLLARIO
Esistono infiniti punti non appartenenti alla retta r.
Infatti se A è un punto di r ed s è una retta contenente A tutti gli infiniti punti di s uno al più escluso risultano esterni alla r.
Un Punto A appartenente ad una retta r si dice interno ad essa un punto P non appartenente alla retta r si dice esterno ad r.
mercoledì 6 settembre 2017
geometria - le rette come insieme ordinato
geometria - le rette come insieme ordinato
Un insieme si dice ordinato quando è stato introdotto da un criterio di precedenza in virtù del quale presi due suoi qualunque elementi a e b si può stabilire se a precede b oppure se b precede a.
Ad esempio possiamo ordinare l'insieme dei numeri naturali convenendo che di due di tali numeri il minore precede il maggiore.
Per l'insieme degli alunni della classe possiamo fissare un ordine utilizzando l'elenco alfabetico dei loro nomi.
Si noti che ad ogni ordinamento attribuito agli elementi di un insieme corrisponde sempre un ordinamento in senso opposto. Così nei due esempi citati si possono ordinare i numeri naturali dal maggiore al minore o elencare i nomi degli alunni della classe dalla lettera Z alla lettera A.
L'ordinamento dato ad un insieme gode della proprietà transitiva nel senso che se un elemento a precede un elemento b e b precede l'elemento c allora a precede anche l'elemento c.
2° POSTULATO
Ogni retta r è un insieme ordinato di punti. L'ordinamento è tale che :
presi su r due punti distinti A e B esiste sempre un punto di r compreso tra A e B; preso su r un punto C esistono sempre due punti A e B di r fra i quali esso è compreso.
1° COROLLARIO. Fra due punti A e B di r sono compresi infiniti punti appartenenti ad r. Infatti tra A e B deve essere compreso un punto C di r; così fra A e C deve essere compreso un punto D di r; fra A e D un altro fra a e quest'ultimo punto deve essere compreso un altro punto e così all'infinito.
Gli insiemi ordinati per i quali fra due elementi qualunque è sempre compreso un altro elemento si dicono insiemi densi. La retta è un insieme ordinato e denso.
2° COROLLARIO. ogni punto C di una retta r è preceduto e seguito da infiniti punti di r.
Il ragionamento è simile al precedente. Come il punto C deve essere preceduto dal punto A e seguito dal punto B di r così A deve essere preceduto da un punto A1 e B seguito da B1 di r; a loro volta A1 e B1 devono essere rispettivamente preceduto da A2 B2 appartenenti a r e così via all'infinito.
Ogni insieme ordinato per il quale un suo qualunque elemento è preceduto e seguito da un altro elemento si dive insieme privo di primo e ultimo elemento. Pertanto abbiamo che anche la retta è un insieme primo di primo e ultimo elemento.
Dai due primi corollari segue che :
3° COROLLARIO. Ogni retta è un insieme infinito di punti.
Un insieme si dice ordinato quando è stato introdotto da un criterio di precedenza in virtù del quale presi due suoi qualunque elementi a e b si può stabilire se a precede b oppure se b precede a.
Ad esempio possiamo ordinare l'insieme dei numeri naturali convenendo che di due di tali numeri il minore precede il maggiore.
Per l'insieme degli alunni della classe possiamo fissare un ordine utilizzando l'elenco alfabetico dei loro nomi.
Si noti che ad ogni ordinamento attribuito agli elementi di un insieme corrisponde sempre un ordinamento in senso opposto. Così nei due esempi citati si possono ordinare i numeri naturali dal maggiore al minore o elencare i nomi degli alunni della classe dalla lettera Z alla lettera A.
L'ordinamento dato ad un insieme gode della proprietà transitiva nel senso che se un elemento a precede un elemento b e b precede l'elemento c allora a precede anche l'elemento c.
2° POSTULATO
Ogni retta r è un insieme ordinato di punti. L'ordinamento è tale che :
presi su r due punti distinti A e B esiste sempre un punto di r compreso tra A e B; preso su r un punto C esistono sempre due punti A e B di r fra i quali esso è compreso.
1° COROLLARIO. Fra due punti A e B di r sono compresi infiniti punti appartenenti ad r. Infatti tra A e B deve essere compreso un punto C di r; così fra A e C deve essere compreso un punto D di r; fra A e D un altro fra a e quest'ultimo punto deve essere compreso un altro punto e così all'infinito.
Gli insiemi ordinati per i quali fra due elementi qualunque è sempre compreso un altro elemento si dicono insiemi densi. La retta è un insieme ordinato e denso.
2° COROLLARIO. ogni punto C di una retta r è preceduto e seguito da infiniti punti di r.
Il ragionamento è simile al precedente. Come il punto C deve essere preceduto dal punto A e seguito dal punto B di r così A deve essere preceduto da un punto A1 e B seguito da B1 di r; a loro volta A1 e B1 devono essere rispettivamente preceduto da A2 B2 appartenenti a r e così via all'infinito.
Ogni insieme ordinato per il quale un suo qualunque elemento è preceduto e seguito da un altro elemento si dive insieme privo di primo e ultimo elemento. Pertanto abbiamo che anche la retta è un insieme primo di primo e ultimo elemento.
Dai due primi corollari segue che :
3° COROLLARIO. Ogni retta è un insieme infinito di punti.
lunedì 10 luglio 2017
geometria - le rette
geometria - le rette
Fra i sottoinsiemi del piano (cioè le figure piane) vi sono insiemi di punti di tipo particolare che chiameremo rette.
Assumiamo come primitivo il concetto di retta. Le proprietà che caratterizzano le rette sono fissate nei postulati che seguono.
Prima di enunciare tali postulati precisiamo che mentre i punto si indicano con le lettere maiuscole (A B C ....) le rette si indicano generalmente con le lettere minuscole (a b c .....)
La retta individuata dai due punti A e B viene anche detta contingente i punti A e B o retta AB.
Il precedente postulato si suole enunciare dicendo che per due punti distinti passa una ed una sola retta
Dal precedente postulato consegue il
Due rette aventi un punto P in comune si dicono incidenti. Il punto P si chiama punto di incidenza o di intersezione o di incontro delle due rette.
Dati più punti se accede che appartengono tutti alla stessa retta allora i punti si dicono allineati. Il precedente postulato ci garantisce che i punto sono sempre allineati
Fra i sottoinsiemi del piano (cioè le figure piane) vi sono insiemi di punti di tipo particolare che chiameremo rette.
Assumiamo come primitivo il concetto di retta. Le proprietà che caratterizzano le rette sono fissate nei postulati che seguono.
Prima di enunciare tali postulati precisiamo che mentre i punto si indicano con le lettere maiuscole (A B C ....) le rette si indicano generalmente con le lettere minuscole (a b c .....)
1° postulato
Dati due punti A e B esiste una e una sola retta che li contiene entrambiLa retta individuata dai due punti A e B viene anche detta contingente i punti A e B o retta AB.
Il precedente postulato si suole enunciare dicendo che per due punti distinti passa una ed una sola retta
Dal precedente postulato consegue il
corollario
Due rette distinte non possono avere più di un punto in comune (altrimenti coinciderebbero)Due rette aventi un punto P in comune si dicono incidenti. Il punto P si chiama punto di incidenza o di intersezione o di incontro delle due rette.
Dati più punti se accede che appartengono tutti alla stessa retta allora i punti si dicono allineati. Il precedente postulato ci garantisce che i punto sono sempre allineati
martedì 20 giugno 2017
geometria le figure uguali - il movimento
Le figure uguali - il movimento
I ragionamento di figure uguali è complesso se lo si vuole trattare da un punto di vista razionale.
Nel momento in cui si parla di movimento dei corpi bisogna precisare la differenza tra i corpi rigidi e quelli deformabili. Si tratta di movimenti effettuati con corpi rigidi nel piano e nello spazio (movimenti rigidi). Anche le figure geometriche vanno pensati come corpi rigidi che possono essere assoggettate a movimenti che le trasferiscono da una zona ad un'altra del piano e dello spazio.
L'idea di movimento (rigido) di una figura geometria viene introdotta come concetto primitivo.
Diremo uguali due figure quando con un movimento è possibile portare una di esse a coincidere punto per punto con l'altra
Ciò significa che a movimento compiuto ogni punto A della prima figura F si identifica con un punto A' della seconda figura F' e che ogni punto B' della F' coincide con un punto B della F. I punti A;B....... della figura F si dicono corrispondenti od omologhi rispettivamente dei punti A';B' della figura F'.
POSTULATO. l'uguaglianza delle figure gode delle tre seguenti proprietà :
Ogni figura è uguale a se stessa (proprietà riflessiva dell'uguaglianza);
Se una prima figura è uguale ad una seconda, anche la seconda è uguale alla prima (proprietà simmetrica dell'uguaglianza);
Se una prima figura è uguale ad una seconda e questa è uguale ad una terza allora la prima è uguale alla terza (proprietà transitiva dell'uguaglianza).
Nella geometria piana i possibili movimenti dovrebbero essere soltanto quelli che consentono di spostare una figura facendola strisciare sul piano cui essa appartiene cioè quelli che fanno muovere il piano su se stesso.
Tuttavia introduce un'eccezione il ribaltamento del piano cioè quel movimento che si adopera ogni volta che si volta la pagina di un libro.
I ragionamento di figure uguali è complesso se lo si vuole trattare da un punto di vista razionale.
Nel momento in cui si parla di movimento dei corpi bisogna precisare la differenza tra i corpi rigidi e quelli deformabili. Si tratta di movimenti effettuati con corpi rigidi nel piano e nello spazio (movimenti rigidi). Anche le figure geometriche vanno pensati come corpi rigidi che possono essere assoggettate a movimenti che le trasferiscono da una zona ad un'altra del piano e dello spazio.
L'idea di movimento (rigido) di una figura geometria viene introdotta come concetto primitivo.
Diremo uguali due figure quando con un movimento è possibile portare una di esse a coincidere punto per punto con l'altra
Ciò significa che a movimento compiuto ogni punto A della prima figura F si identifica con un punto A' della seconda figura F' e che ogni punto B' della F' coincide con un punto B della F. I punti A;B....... della figura F si dicono corrispondenti od omologhi rispettivamente dei punti A';B' della figura F'.
POSTULATO. l'uguaglianza delle figure gode delle tre seguenti proprietà :
Ogni figura è uguale a se stessa (proprietà riflessiva dell'uguaglianza);
Se una prima figura è uguale ad una seconda, anche la seconda è uguale alla prima (proprietà simmetrica dell'uguaglianza);
Se una prima figura è uguale ad una seconda e questa è uguale ad una terza allora la prima è uguale alla terza (proprietà transitiva dell'uguaglianza).
Nella geometria piana i possibili movimenti dovrebbero essere soltanto quelli che consentono di spostare una figura facendola strisciare sul piano cui essa appartiene cioè quelli che fanno muovere il piano su se stesso.
Tuttavia introduce un'eccezione il ribaltamento del piano cioè quel movimento che si adopera ogni volta che si volta la pagina di un libro.
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